La pittura (perché di pittura si tratta) di Luciano Pivotto presenta due caratteristiche fondamentali: l’uso della cera e della resistenza attraverso la quale passa la corrente elettrica.
L’opera, che pure ha una sua autonomia d’immagine e soprattutto una sua presenza all’interno dell’ambiente dove è collocata, subisce nel tempo una serie di trasformazioni che la alterano nella forma e nei colori. La resistenza percorsa dalla corrente elettrica diventa incandescente e quindi subisce delle alterazioni formali (talvolta accompagnate da vibrazioni sonore) e cromatiche (fondamentale è il rapporto tra il filo incandescente e la superficie colorata sottostante); contemporaneamente il calore scioglie la cera con cui è eseguita l’opera e mette allo scoperto le diverse stratificazioni di colore e soprattutto determina delle sgocciolature che si sovrappongono alla superficie dipinta. Inoltre la corrente elettrica impiega un tempo determinato, diverso opera per opera, per attraversare le diverse resistenze, per cui le incandescenze formano un percorso all’interno dell’opera, determinano un racconto.
Di fatto il movimento, della corrente elettrica e
dell’occhio che la segue, entra all’interno della lettura dell’opera e crea dei
sottili rapporti tra le diverse forme e i diversi colori: presuppone una
implicazione narrativa, letteraria (indicativi sono infatti i titoli). Così
l’opera concepita all’inizio secondo una determinata costruzione geometrica si
trasforma nel tempo acquistando forme, colori e significati in parte imprevisti
e imprevedibili: di fatto il fattore tempo viene a trasformare di continuo
l’aspetto formale e cromatico delle opere. Questa scelta comporta una serie di
contraddizioni; ma penso che proprio queste contraddizioni, viste all’interno
di un processo di continua ricerca, siano caratteristiche delle opere e della
personalità di Luciano Pivotto.